In prima linea nell’evoluzione degli aspetti tecnici delle macchine di confezionamento, dal 1979 al 1995 Cassoli propone soluzioni rivoluzionarie per il passaggio dalla meccanica all’elettronica.

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Prima di approdare definitivamente all’elettronica, Paolo Cassoli e il suo team lanciano sul mercato alcune macchine di grande successo, la PAC 200 e la serie SUPERPAC.

La PAC200 è la prima macchina doppia sovrapposta, presentata in anteprima nel 1982 a DRUPA, importante esposizione tedesca del converting: una strada in controtendenza e innovativa quella intrapresa con questo modello, considerando che in quegli anni la concorrenza, italiana e americana, offre macchine più veloci ma sempre singole.

La soluzione proposta da Cassoli raddoppia il prodotto da trattare e confeziona contemporaneamente in due diversi formati, velocizzando ed efficientando notevolmente il processo produttivo.

La PAC200 è una macchina per il packaging flessibile e affidabile, che lavora a una velocità massima di 160 pacchi al minuto (80+80) e che permette di ottimizzare lo spazio.

Il successo del modello è tale che, anche quando la produzione viene interrotta, le PAC200 restano operative: ancora oggi, dopo oltre un trentennio, se ne possono trovare in circolazione di regolarmente funzionanti.

Nel 1988 Cassoli lancia un’altra linea di confezionamento, la SUPERPAC, che include macchine per il packaging a ciclo continuo, a 3 e 4 canali, con l’obiettivo di fornire tecnologie sempre più avanzate ed efficienti. Ma il progresso tecnologico non si ferma; si arriva anzi alla presentazione di sistemi ancora più innovativi, dove la meccanica è completamente sostituita dall’elettronica.

Sarà proprio l’elettronica a dare una nuova ispirazione: alla Cassoli si passa dalle macchine concepite per gamma di formati a macchine che offrono soluzioni modulari.

Ci si distingue dai competitor accorpando quattro gruppi funzionali:

  • il gruppo di alimentazione (con l’eventuale gruppo di sovrapposizione degli strati se presente),
  • il gruppo di svolgitura (che può avere una larghezza differente in base alle dimensioni delle bobine),
  • il corpo macchina (che rimane uguale indifferentemente dalle varie versioni),
  • il gruppo di trasporto prodotto, detto “pettine” (che differisce in base al numero di strati della macchina).

Riunendoli in maniera schematica secondo una matrice e ricorrendo alle nuove risorse elettroniche nasce la linea EM, ossia Elettronica Modulare.

Le prime confezionatrici completamente elettroniche, che sorprendendo il mercato con la loro grande versatilità, eliminano le camme meccaniche grazie all’impiego di servomotori.

Sono da citare in particolare la EM14 a strato singolo e la EM24 a doppio strato, che si ottiene dalla trasformazione della EM14 grazie alla semplice aggiunta di un “retrofit”.

Stefano Cassoli, entrato in azienda nel 1978, era solito ricordare che “la linea EM fu una rivoluzione pazzesca, e noi inventammo allora l’idea di quella che oggi sarebbe considerata una ‘presentazione multimediale’: per mostrare ai clienti questo nuovo concetto creammo diversi moduli con i Lego di mio figlio Marco. Nulla si coniugava meglio all’idea di avere diverse combinazioni possibili tra gli stessi elementi”.